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Tenuta San Guido

La Tenuta San Guido si trova tra Livorno e Grosseto, sulla costa marittima della Maremma. Negli anni '40 il Marchese Incisa della Rocchetta fa' di queste splendide terre un mito realizzando il sogno...Mostra di più

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Tenuta San Guido e il mito del Sassicaia

Grazie alle intuizioni di un grande pioniere, il territorio di Bolgheri dà vita a quello che è da molti considerato come il più grande vino italiano, il Sassicaia. Scopriamo di più sulla Tenuta San Guido e l’eccellenza dei vitigni bordolesi sul territorio della Toscana.

Tenuta San Guido e il mito del Sassicaia

Sassicaia e Tenuta San Guido: la visione di Mario Incisa della Rocchetta

“I cipressi che a Bolgheri alti e schietti van da San Guido in duplice filar…”, così inizia l’ode Davanti San Guido composta da Giosuè Carducci, che ha reso celebre il Viale dei Cipressi nel comune di Castagneto Carducci. La strada, costeggiata da due file di alti cipressi, è una linea retta lunga 5 km, che conduce dal centro storico di Bolgheri all’Oratorio di San Guido. È su queste terre attraversate dai filari di viti e ulivi, che disegnano la campagna della Maremma toscana, che nasce il mitico vino Sassicaia, prodotto dalla Tenuta San Guido.

Il mito di questo vino è intrinsecamente legato alla figura di Mario Incisa della Rocchetta, al quale si deve, oltre alla creazione di un’icona, il segnale di via che ha dato origine alla rivoluzione dei Super Tuscan.

 

L’intuizione del Cabernet in Maremma

I primi esperimenti viticoli a Bolgheri del Marchese Mario Incisa della Rocchetta, risalgono al secondo dopoguerra. La moglie, Clarice della Gherardesca, aveva portato in dote la fortezza di Castiglioncello e diversi poderi nella zona di Bolgheri. Il Marchese negli anni ’20 era spesso ospite dei Duchi Salviati a Migliarino, i quali producevano un vino dal “bouquet bordolese”, che lui apprezzava particolarmente. Ecco da dove viene l’ispirazione di piantare alcune barbatelle di Cabernet, recuperate dai Duchi Salviati, sulla costa Tirrenica.

Non a caso, però, il Marchese Incisa della Rocchetta scelse questo territorio. Infatti, qui vi riscontrò un suolo simile a quello delle graves di Bordeaux, cioè un suolo ghiaioso. È da un appezzamento particolarmente sassoso, che negli anni ’40 il Sassicaia trae le sue origini insieme al suo nome…

Per vent’anni questo vino rimase di consumo strettamente privato. Ad ogni vendemmia alcune casse venivano lasciate nelle cantine di Castiglioncello a invecchiare e maturare, in controtendenza all’usanza locale di bere il vino alla fine dell’inverno successivo.

 

Giacomo Tachis e il riconoscimento internazionale del Sassicaia

Piero Antinori, cugino di Mario Incisa della Rocchetta e proprietario della Tenuta Tignanello a una settantina di chilometri di distanza in linea d’aria verso l’entroterra, decise di incoraggiare questo progetto. Con l’inestimabile consulenza dell’enologo di casa Antinori, Giacomo Tachis, nel 1972 usciva per la prima volta sul mercato un Sassicaia, con etichetta 1968.

Il riconoscimento internazionale giunse subito. In una competizione a Londra, organizzata da Hugh Johnson nel 1972, il Sassicaia, in lizza contro i migliori Cabernet del mondo, tra cui anche i grandi châteaux bordolesi, sbaragliava la concorrenza in una degustazione alla cieca.

La consacrazione ufficiale arrivò nel 1978, quando Decanter piazzò al primo il Sassicaia. Robert Parker rilasciò poi la sua leggendaria valutazione 100/100 sul suo Wine Advocate all’annata 1985 di Sassicaia. Un risultato che il Sassicaia ripete per una seconda volta – primo vino italiano a ottenere questo privilegio – con l’annata 2016: di nuovo 100/100 Wine Advocate.

 

Dalla “rivoluzione” dei Super Tuscan alla DOC Bolgheri Sassicaia

In una terra, la Toscana, dominata dall’uva Sangiovese, coltivare il Cabernet sembrava dapprincipio una scelta avventata. Sulla scia del successo del Sassicaia però diversi produttori decisero di credere nei vitigni bordolesi e di produrre vini in stile transalpino e avviano una piccola grande rivoluzione per il vino italiano. Il Vigorello di San Felice e il Tignanello dei Marchesi Antinori sono solo alcuni dei vini nati in questi territorio, che la critica americana iniziò ad adorare e a cui, in mancanza di una definizione ufficiale, affibbiò ben presto il nickname di Super Tuscan.

Infatti i vini Super Tuscan spesso non fanno parte di una classificazione ufficiale all’interno del sistema delle DOC, ma godono in generale della IGT Toscana. Tuttavia, in omaggio allo straordinario successo del Sassicaia della Tenuta San Guido, nel 1994 passava il decreto ministeriale che riconosceva la DOC Bolgheri. Il Sassicaia inoltre beneficia di una denominazione a parte, a immagine di certe denominazioni monopole francesi, che ricade interamente ed esclusivamente all’interno dei confini della proprietà: Bolgheri Sassicaia DOC.

Il Sassicaia vale oggi alla Tenuta San Guido una reputazione d’eccellenza inimmaginabile, essendo spesso percepito all’estero come il migliore vino italiano. Dal 2004 la Tenuta entra a far parte del ristrettissimo circolo delle prime famiglie del vino, Primum Familiae Vinum, di cui fanno parte solo 12 grandi famiglie del vino internazionale, al fianco dei Marchesi Antinori, Baron Philippe de Rothschild, Egon Muller, Vega-Sicilia, Pol Roger…

 

La Tenuta San Guido: un gioiello verde nella Maremma

La Tenuta San Guido, che trae il suo nome da San Guido della Gherardesca vissuto fra l’XI e il XII secolo, si estende per 13 chilometri dal mare fino alle colline, su 2.500 ettari estesi sul territorio della Maremma toscana. Oltre ai vigneti, la Tenuta ospita al suo interno anche un centro di allenamento equestre e una straordinaria riserva faunistica. Si dà infatti il caso che Mario Incisa della Rocchetta fosse un grande appassionato di cavalli e che, in società con Federico Tesio, possedesse eccellenti animali che correvano sotto i colori della Razza Dormello-Olgiata. L’imbattibile stallone Ribot, il “cavallo del ventesimo secolo”, è da molti considerato come uno dei più grandi atleti italiani di sempre.

Anche il Rifugio Faunistico Padule di Bolgheri è uno dei grandi lasciti del Marchese. Nel 1959 decise di trasformare 80 ettari di palude d’acqua dolce circondati da 440 ettari di bosco nella prima riserva faunistica italiana. È proprio qui che il WWF Italia muove i suoi primi passi, grazie a Fulco Pratesi e Mario Incisa della Rocchetta, che ne diventa il primo presidente. Tra uccelli, mammiferi e rettili, ancora oggi la riserva dà rifugio a centinaia di animali in un ambiente incontaminato.

 

Dove nasce il grande Sassicaia

All’interno di questa grande proprietà è stato possibile individuare i territori più vocati alla viticoltura. 75 ettari di vigneti fino quasi a 400 metri s.l.m. tra la macchia sulle colline, con esposizione Ovest/Sud-Ovest, danno origine alle uve del vino Sassicaia.

Le prime vigne di Cabernet si trovavano a ridosso di Castiglioncello, dove si trovava anche la prima cantina della proprietà. In seguito venne costruita una nuova cantina, in posizione più centrale rispetto all’estensione di tutti i vigneti. Qui i terreni costituiti da forte presenza di zone calcaree ricche di galestro, di pietre e parzialmente argillosi donano caratteristiche morfologiche composite. Una zona, questa, particolarmente favorevole alla coltivazione di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. I vini prodotti da questi territori godono di un’eleganza particolare, grande freschezza e un profilo olfattivo che evoca la macchia mediterranea.

Le influenze del mare da ovest e la protezione offerta dalle colline da est creano infine un microclima perfetto.

 

Come nasce il Sassicaia: vitigni e vinificazioni alla francese

Non solo i vitigni, ma anche le tecniche di vinificazione, il Marchese volle riprendere dai più avanzati viticoltori bordolesi. Tachis ridusse la percentuale di Cabernet Franc e oggi il blend del Sassicaia è largamente dominato dal Cabernet Sauvignon (85%), completato da un 15% di Cabernet Franc. Le barrique bordolesi invece vennero introdotte nella Tenuta ancor prima dell’intervento del celebre enologo, su intuizione del marchese Carlo Guerrieri Gonzaga.

Per l’elaborazione del vino Sassicaia le uve vengono selezionate sul tavolo di cernita, poi pressate e diraspate delicatamente. La fermentazione avviene in tini di acciaio inox a temperatura controllata, con rimontaggi e frequenti délestages, per privilegiare l’estrazione aromatica rispetto a quella tannica. Finita la fermentazione malolattica, il vino riposa in barrique (1/3 nuove e 2/3 di secondo e terzo passaggio) per 24 mesi. Dopo una successiva fase di affinamento in bottiglia, il Sassicaia è finalmente pronto a lasciare Bolgheri e la Tenuta San Guido, per allietare le tavole dei più grandi appassionati di tutto il mondo…

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