Anche se il Domaine Chappaz produce vini in Svizzera dalla prima metà del XX secolo, è impossibile dissociarlo dalla sua talentuosa proprietaria: Marie-Thérèse Chappaz. Marie-Thérèse Chappaz, che non era destinata a diventare una viticoltrice, ha messo la sua determinazione e la sua visione al lavoro per riportare la tenuta di famiglia al suo antico splendore.
Infatti, qualche anno dopo aver terminato la sua formazione nelle arti della viticoltura e dell'enologia, ha ereditato i terreni e i vigneti di Chappaz. Con solo un ettaro e mezzo di vigna, la superficie non è ovviamente sufficiente per vivere. Ma grazie alla sua determinazione, Marie-Thérèse Chappaz è riuscita a riunire tutte le parcelle del vigneto storico di proprietà del suo prozio, cioè 10 ettari che sta diffondendo il suo know-how. È quindi naturale che le sia stato conferito il titolo di Signora del vino al Simposio del vino di Villa d'Este nel 2015 e di Icona del vino svizzero da Gault et Millau nel 2016.
Situato nel cuore dell'Europa, nel cantone del Vallese in Svizzera, la principale regione vinicola del paese, il Domaine Chappaz gode di un terroir eccezionale. Qui, le vigne terrazzate in pietra mettono radici sulla riva destra del Rodano, su pendii esposti a sud.
Con un vigneto che si estende sui villaggi di Fully, Charrat, Leytron e Chamoson ad un'altitudine che varia da 450 metri a 800 metri, le viti della tenuta Chappaz beneficiano di un terreno vario e di un clima ideale. Infatti, circa 2.000 ore di sole all'anno e un suolo granitico coperto di loess esaltano il carattere dei vitigni autoctoni come la petite arvine, la humagne rossa, il syrah e la marsanne.
Per rispettare questo terroir eccezionalmente ricco, Marie-Thérèse Chappaz opta per un approccio biodinamico e una politica di bassi interventi in cantina. Questo amore per la natura si sente nei vini della tenuta, che incarnano autenticità e qualità. Testimonianza di un passato, di un terroir e di una filosofia, i vini Chappaz esprimono il meglio che i grandi vini svizzeri possono offrire.
