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Vini Lombardi

Anche se la Lombardia è una regione famosa principalmente per la sua industria del lusso e il peso economico che rappresenta all'interno dell'Italia, è anche una regione molto interessante per la...Mostra di più

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Lombardia, un terroir complesso e i grandi Franciacorta

Lombardia: la regione viti-vinicola che non ti aspetti

La Lombardia è una grande regione viticola, nonostante chi pensa all’Italia pensi prima ad altre regioni per quanto riguarda la produzione di vini. Regione fortemente industrializzata e tra le più ricche d’Italia, è anche una di quelle in cui si concentra il maggior numero di compratori. Negli ultimi anni, oltre ai vicini vini piemontesi e ai grandi toscani, i Lombardi e tutti i wine lover italiani ed esteri hanno iniziato a considerare con grande interesse anche i vini lombardi. In particolare, gli spumanti della Franciacorta conoscono oggi una fortuna e un riconoscimento unanimi. Senza dimenticare tutti i vitigni locali e la produzione di Nebbiolo sulle Alpi.

 

Lombardia
© Ca’ del Bosco

 

Il vigneto lombardo conta oggi quasi 30.000 ettari e la produzione è più o meno uniformemente sparsa su tutta la superficie della regione. Numerosi ritrovamenti di vinaccioli confermano la crescita spontanea della vite in epoca antica, in particolare nei pressi dei laghi. Milano è stata un mercato importante del vino fin dal Medioevo e qui, come spesso accade, la storia dell’espansione della viticoltura è legata alla presenza di monasteri.

5 DOCG (Franciacorta, Oltrepò Pavese Metodo Classico, Scanzo o Moscato di Scanzo, Sforzato o Sfursat di Valtellina, Valtellina Superiore), 21 DOC e 15 IGT si estendono dalle Alpi ai laghi, e dagli Appennini alla Pianura Padana.

 

I vini della Lombardia nascono da un terroir complesso

 

Lombardia
© Millésima


Il territorio su cui sono prodotti i vini lombardi è piuttosto ampio e variegato. Montagne, colline, pianure e laghi rendono il terroir complesso. Il 41% dei vigneti si trova in montagna, il 12% in collina e il 47% in pianura.

Alle pendici delle Alpi, nel nord della regione troviamo la Valtellina, sulla riva sinistra (cioè lato destro) dell’Adda. I terreni sabbiosi provengono dallo sfaldamento di rocce granitiche. Sulle rive dei laghi d’Iseo e di Garda troviamo un territorio prevalentemente pianeggiante e in parte collinare, dove si estendono la Franciacorta e i vigneti del Garda. Argilla, limo, sabbia e ciottoli sono i principali componenti di questi suoli.  In provincia di Mantova, sul confine con l’Emilia-Romagna, si estendono i vigneti di Lambrusco ai bordi della Pianura Padana. A sud di Pavia, sull’altra sponda del Po, l’Oltrepò Pavese riposa su un terreno collinare sulle pendici degli Appennini. Terreni marnosi e sabbiosi con strati arenacei e calcarei ne costituiscono il terroir, che risulta particolarmente adatto alla coltivazione delle uve bianche per gli spumanti Oltrepò Pavese Metodo Classico. È qui che si concentra la più grossa parte della produzioni vinicola, in termini di quantità, dell’intera Lombardia.

Il clima è prevalentemente continentale con forti escursioni termiche fra il giorno e la notte sulla pianura lombarda. Si addolcisce e diventa temperato nelle aree pedemontane.

 

I vitigni della Lombardia e il Nebbiolo delle Alpi

I vini della Lombardia sono in proporzione maggioritaria bianchi (intorno alla metà della produzione totale) e il resto sono rossi e rosati. Nella regione sono coltivati un buon numero di vitigni autoctoni. Negli assemblaggi dei vini della Valtellina troviamo la Pignola, la Rossola, la Brugnola (in Emilia nota come Fortana). Nell’Oltrepò Pavese, la vicinanza con il Piemonte si fa sentire nella diffusione della Barbera. Si coltivano anche Croatina, Bonarda e Uva Rara. Nella zona del Garda e dei Colli Mantovani si coltivano il Groppello, la Barbera, il Marzemino, il Sangiovese e il Lambrusco.

Le uve bianche più coltivate, oltre agli internazionali Chardonnay e Pinot Nero, su cui ritorneremo, sono il Riesling Italico, il Trebbiano, i Moscati e le Malvasie.

 

Lombardia
Vigneto Villa Evelina Capriolo © Ricci Cubastro

 

Una menzione particolare merita il Nebbiolo, che dà vita ai migliori vini rossi lombardi. Vitigno internazionalmente noto per i celebri cugini piemontesi, i principi delle Langhe Barolo e Barbaresco, trova qui un’espressione unica. Infatti è localmente noto come Chiavennasca (dalla Valchiavenna). Il Nebbiolo è qui utilizzato come vitigno principale delle denominazioni della Valtellina, in provincia di Sondrio. Al riparo dai venti freddi provenienti dal nord grazie alla protezione delle Alpi, la zona si situa in un anfiteatro naturale con una perfetta esposizione al sole. Anche la vicinanza con il Lago di Como funge da regolatore termico. Il paesaggio è qui plasmato in 2.500 chilometri di terrazzamenti. Il Valtellina Superiore DOCG si distingue dai cugini piemontesi a base dello stesso vitigno, per una più forte acidità, maggiore freschezza e una solarità vivace. Lo Sforzato di Valtellina DOCG condivide con questo lo stesso areale e la stessa base ampelografica, ma le vinificazioni sono differenti. Lo Sforzato è elaborato secondo il metodo dell’appassimento, lo stesso utilizzato in Veneto per l’Amarone della Valpolicella. Dopo la raccolta, le uve vengono poste su graticci, chiamati fruttai, e lasciate appassire per tre mesi. Il risultato sono uve disidratate, e quindi concentratissime in aromi, zuccheri e acidità.

 

Zoom sulla DOCG Franciacorta

L’area della DOCG Franciacorta si estende sulla provincia di Brescia, nei comuni di Paratico, Capriolo, Adro, Erbusco, Cortefranca, Iseo, Ome, Monticelli Brusati, Rodengo Saiano, Paderno Franciacorta, Passirano, Provaglio d’Iseo, Cellatica, Gussago, e parte dei comuni di Cologne, Coccaglio, Rovato e Cazzago S. Martino. Sono quasi 3.000 gli ettari vitati.

La Franciacorta si trova circondata a est da una zona collinare, a nord dalle sponde meridionali del Lago d’Iseo e dalle ultime propaggini delle Alpi Retiche, a ovest dal fiume Oglio e a sud dal Monte Orfano. Questo anfiteatro naturale si trova su suoli di origine morenica, con un ottimo drenaggio.

Il nome della zona ha un’origine particolare. Sono stati i monaci qui a dare grande impulso alla viticoltura e le corti monastiche erano esentate dal pagamento delle tasse doganali: Francae Curtes. Viticoltori da sempre, sembrerebbe che i Franciacortini siano giunti all’intuizione del metodo della rifermentazione in bottiglia indipendentemente e prima dei vignaioli della Champagne.

 

lombardia
© Ricci Cubastro

 

Infatti a differenza di un altro celebre spumante italiano, il Prosecco, realizzato con il metodo Martinotti-Charmat, che consiste nella presa di spuma in autoclave, il Franciacorta fa la sua presa di spuma con il cosiddetto Metodo Classico, lo stesso utilizzato in Champagne.

A creare le cuvée (gli assemblaggi) del Franciacorta, da disciplinare, possono rientrare le uve di Chardonnay e Pinot Nero, completate da una percentuale non maggiore del 50% di Pinot Bianco. Queste uve, rigorosamente vendemmiate a mano, vengono portate in cantina e vinificate separatamente, da vigneto a vigneto. Dopo una spremitura delicata e una prima fermentazione, si ottengono i mosti fiore, che vengono assemblati per creare i vini-base tranquilli. A questi vengono aggiunti lieviti e zuccheri, che saranno trasformati in alcol dai lieviti stessi e produrranno anidride carbonica.

Le bottiglie vengono chiuse con il tappo metallico a corona e ordinate in posizione orizzontale su apposite rastrelliere, chiamate pupitres. Le bottiglie riposano sui lieviti che, una volta esaurito il loro compito di creare le tanto amate bollicine, arricchiscono il vino con aromi di brioche, burro e crosta di pane. I Franciacorta non millesimati riposano 18 mesi sui lieviti. I Franciacorta Satèn e Franciacorta Rosé non millesimati almeno 24 mesi. Il Franciacorta Millesimato, il Franciacorta Millesimato Satèn e il Franciacorta millesimato Rosé, almeno 30 mesi. Infine le Riserve, almeno 60 mesi.

 

lombardia
Ricci Cubastro © Giangiacomo Rocco di Torrepadula

 

Durante le ultime 3-4 settimane le bottiglie vengono ruotate quotidianamente di 1/8 di giro e inclinate sempre più, per convogliare i sedimenti nel collo della bottiglia. A questo punto il momento più spettacolare dell’elaborazione arriva al suo climax. Il collo della bottiglia viene immerso in una soluzione refrigerante che solidifica le fecce dei lieviti esausti. Con un’operazione che si chiama sboccatura, il tappo metallico viene fatto saltare e la pressione della CO2 espelle il sedimento ghiacciato e una piccola parte di vino. A questo punto si opera il dosaggio, rabboccando con un composto di vino-base e zucchero che rifletterà lo stile desiderato: Dosaggio zero (fino a 3 g/l di zucchero, si tratta dello zucchero residuale), Extra Brut (fino a 6 g/l), Brut (fino a 12 g/l), Extra Dry (12-17 g/l), Sec (17-32 g/l) o Demi-sec (33-50 g/l).

Questo antico metodo arriva così alla sua conclusione e le bottiglie vengono chiuse con il tappo di sughero a fungo e la gabbietta.

 

Degustare un Franciacorta

Come già accennato si possono ritrovare diverse tipologie di Franciacorta. Abbiamo il Franciacorta DOCG tout court, con i suoi aromi di pasticceria secca, confetture, fiori appassiti, note di agrumi e di frutta secca e un palato sapido e fresco. Il Franciacorta DOCG Satèn, che una volta veniva chiamato crémant, poiché la proporzione di anidride carbonica, cioè di bollicine, presente è maggiore di un vino frizzante, ma minore di uno vino spumante, offrendo quindi una texture “cremosa”. Il Franciacorta DOCG rosé, che deve contenere un minimo di 25% di Pinot Nero e che risulta quindi più strutturato e intenso. Il Franciacorta DOCG millesimato, frutto di sole uve provenienti da un’unica pregiata vendemmia. E il Franciacorta DOCG riserva, il top di gamma, che è un millesimato invecchiato 5 anni sulle fecce.

E per partire alla scoperta di questi deliziosi spumanti vi consigliamo la degustazione delle imperdibili cuvée delle tenute Ca’ del Bosco, Montenisa e Ricci Cubastro.

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