Principesca interpretazione del vitigno di cui è composto in purezza, il Nebbiolo, il vino Barbaresco viene riconosciuto DOC nel 1966 e DOCG nel 1980. Una denominazione relativamente piccola, 690 ettari estesi sui comuni di Barbaresco, Neive, Treiso e una frazione del comune di Alba.
La zona di produzione del Barbaresco si trova nell’area delle Langhe, nel sud del Piemonte. Qui il nebbiolo viene coltivato da lunghissimo tempo, ma si deve al Prof. Domizio Cavazza, primo preside della scuola enologica di Alba, la vera definizione dello stile Barbaresco. Egli infatti acquista nel 1894 il castello di Barbaresco e decide di fondare, insieme ad altri viticoltori lungimiranti, la Cantina Sociale di Barbaresco. È nelle cantine del castello che le vinificazioni del professor Cavazza segnano l’atto di nascita di questo vino.
Se la fillossera e le guerre hanno segnato un rallentamento nella scalata del successo, negli anni ’50 una nuova generazione di talentuosi produttori rinvigorisce la fama del Barbaresco. Inoltre nel 1958, Don Fiorino Marengo, parroco di Barbaresco, riunisce 19 produttori per la tutela di questo vino rosso tipico piemontese: è il primo nucleo dei Produttori del Barbaresco.
Il moderno disciplinare prevede un invecchiamento del vino di 26 mesi, a decorrere dal 1 novembre dell’anno di vendemmia, di cui 9 mesi in legno. Per il Barbaresco Riserva occorrono 50 mesi d’invecchiamento, di cui almeno 9 in legno.
Alla degustazione va dal rosso rubino al rosso granato, con profumi di frutti rossi, ma anche floreali, speziati e quelli provenienti dalla maturazione in legno, come la nocciola tostata e la vaniglia, ma anche liquirizia e cacao. I tannini nobili e la struttura imponente cercano l’equilibrio con la componente acida. Un vino in grado di attraversare i decenni senza battere ciglio.