Vini Grandi Formati
Vini grandi formati: cosa cambia da una bottiglia all’altra?
Grandi formati e grandi vini sono un binomio perfetto. Nel tempo nascono bottiglie di mille tipi, design, colori e… dimensioni! Dalla minuscola bottiglietta monoporzione fino agli impressionanti contenitori di dimensioni pantagrueliche: la gamma è davvero vasta.
Tante regioni di origine, tanti design diversi
La bottiglia di vetro, a lungo evitata per il trasporto del vino, con l’evoluzione dell’arte vetraia, diventa più robusta a partire dalla metà del XVII secolo. In Francia sarà l’editto reale del 25 maggio 1728 a consentire il trasporto del vino in bottiglia, ciò che giova enormemente, fra l’altro, al successo e alla diffusione dello champagne, che per sua natura non poteva essere trasportato in botte.
Conosciamo tutti il tipico formato della bottiglia di vino, quello da 0,75 l e probabilmente il primo che viene in mente è quello bordolese, dritto e dalla spalla ben pronunciata. Questa particolarità risulta utile a impedire la fuoriuscita del deposito che si forma non di rado nei vini di questa regione, poiché vengono in genere sottoposti a lunghi invecchiamenti.
Con la stessa capacità, esistono anche altre bottiglie – e le più celebri sono tutte di origine francese. Come la borgognona, o borgognotta, dalla spalla un po’ più slanciata, la più diffusa dopo la bordolese. O la champagnotta, o sciampagnotta, panciuta, collo slanciato e vetro spesso, capace di sopportare la pressione di 6 atmosfere che viene a formarsi dentro la bottiglia durante la presa di spuma. Un’altra bottiglia francese molto riconoscibile è l’alsaziana, lunga e slanciata, non ha spalla poiché i vini della regione generalmente non formano alcun deposito.
Ne esistono in effetti di tutti i formati e colori, l’elenco sarebbe lungo, ma citiamone almeno una italiana: l’albeisa. Trae il suo nome dalla città di Alba, assomiglia alla borgognotta, è la tipica bottiglia dei vini di langa, come Barolo, Barbera e Dolcetto. Nasce nel XVIII secolo proprio per contraddistinguere i vini tradizionali della zona.
Da 1 a 240 bicchieri: più grande è la festa, più grande è il formato
Avete presente la bottiglietta di vino che viene servita sugli aerei, quella da 20 cl? Ebbene si chiama “quarto”. Oppure lo champagne che viene stappato alle gare di Formula 1 e al Motomondiale? Quello è un contenitore da 3 l e si chiama “jéroboam”. Ogni formato ha il suo nome e le due regioni che più fanno uso di bottiglie di grandi dimensioni sono sicuramente Bordeaux e la Champagne.
Ecco, rapidamente, una lista dei formati più diffusi e dei loro nomi. Si noterà subito che sono tutti multipli, o sottomultipli, della bottiglia considerata standard, da 0,75 l. Se si conta inoltre che da una bottiglia normale si versano 6 bicchieri, da una magnum se ne versano 12 e via dicendo.
Bordeaux - Champagne
• 37,5 cl (1/2 bottiglia): fillette - mezza-bottiglia
• 75 c: frontignan - bottiglia
• 1,5 litri (2 bottiglie): magnum - magnum
• 2,25 litri (3 bottiglie): marie-jeanne - /
• 3 litri (4 bottiglie): double-magnum - jéroboam
• 4,5 litri (6 bottiglie): jéroboam - /
• 5 litri (>6 bottiglie): / - réhoboam
• 6 litri (8 bottiglie): impériale - mathusalem
• 9 litri (12 bottiglie): salmanazar - salmanazar
• 12 litri (16 bottiglie): balthazar - balthazar
• 15 litri (20 bottiglie): nabuchodonosor - nabuchodonosor
• 18 litri (24 bottiglie): melchior - salomon
Molti nomi, come si vede, rimangono gli stessi in entrambe le regioni, come il magnum per esempio, il grande formato più diffuso. Altri invece cambiano tra il bordolese e lo champenois (attenzione al jéroboam, stesso nome per due bottiglie diverse). I grandi formati hanno nomi altisonanti, che traggono per la maggior parte la loro origine dai grandi re dell’Antico Testamento. Sono d’altronde bottiglie destinate alle grandi occasioni, i cui nomi sono stati scelti proprio in funzione dell’importanza dei personaggi che li hanno portati.
Se quelle elencate sono le dimensioni più diffuse non significa che siano le uniche. Esistono infatti anche bottiglie superiori ai 20 l. Mastodontici e decisamente poco pratici, sono rari oggetti da collezione per i grandi appassionati. La bottiglia da 26,25 l, la souverain, è stata commercializzata dalla maison di champagne Taittinger. Equivale a 35 bottiglie ed è l’unica casa a produrla. La primat, 27 l per un equivalente di ben 36 sciampagnotte e 216 bicchieri, è stata creata dalla maison Drappier. Infine, il formato più grande in assoluto, creato sempre da Drappier, è l’imponente melchizédec. Con 30 l di capienza, equivalenti a 40 bottiglie e 240 bicchieri, questa bottiglia supera il metro di statura!
Perché scegliere una bottiglia di grande formato?
Queste bottiglie giganti non sono soltanto degli status symbol. Certo, il collezionismo di grandi appassionati gioca la sua parte, ma ci sono ben altre ragioni per cui una grande bottiglia può dare grandi soddisfazioni.
Il vino che riposa in una bottiglia più grande del normale offre al contatto con l’ossigeno una superficie relativamente minore. Infatti se la circonferenza del collo resta più o meno sempre la stessa – e quindi la superficie di vino a contatto con l’aria che si trova tra il liquido e il tappo – la capacità della bottiglia cambia. Di conseguenza, in proporzione, il vino si ossida molto di meno. Il potenziale d’invecchiamento aumenta in funzione della taglia del contenitore. I calcoli sono molto semplici da fare: il tempo d’invecchiamento raddoppia per la magnum, quadruplica per la double-magnum/jéroboam, e così via.
Va specificato che, per quanto riguarda gli champagne solo la demi-bouteille, la bottiglia da 0,75 l e la magnum vengono utilizzate per la seconda fermentazione.
Una bottiglia di grande formato trae vantaggio da un’apertura di un paio d’ore precedente al momento della degustazione. Non vale inoltre la pena aprire un grande formato troppo giovane: così come il potenziale d’invecchiamento aumenta, si dilata allo stesso modo la velocità con cui il vino matura. Si rischia di rimanere delusi, quando invece bere un calice di champagne proveniente da una bottiglia magnum a un matrimonio, un’occasione mondana o un semplice ritrovo di tutta la famiglia, può rappresentare un momento di pura convivialità e piacevolezza.
Millésima e i vini in grandi formati
Millésima, dal canto suo, possiede una collezione di vini in grandi formati molto vasta. Nella cantina storica dell’azienda, in una sala della sua vinoteca che prende il nome di Bibliothèque Impériale, custoditi da una biblioteca dalle eleganti finiture in legno, lo sguardo si perde nelle più di 12.500 bottiglie in grandi formati!
Solo il meglio della loro produzione delle proprietà accede alla grande bottiglia e, a volte delle cuvée particolarmente prestigiose o in edizione limitata, vengono imbottigliate esclusivamente in grandi formati. È per questo che Millésima fa un punto d’onore nella sua collezione.
Tutte le più grandi maison della Champagne propongono magnum e bottiglie ancor più grandi: Veuve Clicquot, Moet & Chandon, Bollinger, Deutz, Taittinger, Dom Pérignon, Krug, Louis Roederer, Billecart-Salmon, Philipponnat, Ruinart… Dal magnum al jéroboam, troviamo tanti Bordeaux che fanno ampio uso dei grandi formati e tanti châteaux propongono i loro migliori vini in bottiglie adatte ai grandi ricevimenti: Château La Mission Haut-Brion, Château Ausone, Château Margaux, Château Lafite-Rothschild, Château Cheval Blanc, Château Angélus… e perfino il quasi dimenticato formato della marie-jeanne è stato recentemente ripreso da Château Les Carmes Haut-Brion. Anche fra i grandi vini rossi della Toscana, dal Chianti Classico ai Super Tuscan, sono molte le proprietà che decidono di produrre dei formati magnum: Tenuta Tignanello e Guado al Tasso della famiglia Antinori, Le Macchiole, Grattamacco…
Nulla di meglio, insomma, che una bella occasione in cui tutta la famiglia è riunita o in compagnia di tanti amici, per mettere in tavola un paio di magnum e deliziare i propri convitati con un formato spettacolare.