Chandon de Briailles
Situato nel nord della città di Beaune, nella Côte d'Or in Borgogna, il domaine Chandon de Brailles è situato nella zona settentrionale della Côte de Beaune. Nel 1834, Chandon de Brailles è stato...Mostra di più
Domaine Chandon de Briailles, vini biodinamici e “neoclassici” della Borgogna
Chandon de Briailles, proprietà situata a Savigny-lès-Beaune, propone dal 1834 grandi vini di Borgogna. Biodinamici e rappresentativi del loro terroir, i vini del domaine sono enormemente apprezzati in Francia e all’estero.
Chandon de Brialles, dal 1834 ad oggi, l’identità della Borgogna
A 4 chilometri a nord di Beaune, nella parte meridionale della Côte d’Or, in quella che si chiama Côte de Beaune, si trova il domaine Chandon de Briailles. È la contessa Chandon de Briailles, imparentata con la maison Moët et Chandon, nel 1834 ad acquistare la proprietà, con sede a Savigny-lès-Beaune, in una splendida dimora storica con giardino alla francese. Inizia così la storia di una proprietà che nel tempo ha saputo conquistare i cuori di tutti gli appassionati di vini della Borgogna. Oggi la proprietà produce 50.000 bottiglie l’anno, di cui il 60% sono destinate all’export.
Nel 1982 le redini del domaine passano nelle mani di Nadine de Nicolay, discendente della fondatrice. Grazie a lei, già negli anni ’80 la tenuta comincia ad uscire dalla logica dell’utilizzo indiscriminato delle sostanze chimiche. I trattamenti vengono utilizzati solo in caso di necessità e tanti strumenti meccanici vengono reintrodotti.
Un’altra pietra miliare nella storia di Chandon de Briailles si ritrova in tempi recenti, quando nel 2001 François de Nicolay e sua sorella Claude, succedono alla madre nella direzione della proprietà. Grazie alla combinazione dei loro talenti, il domaine entra in una nuova era di grande rispetto per la natura e per il gusto autentico dei vini di Borgogna.
Chandon de Brialles, le potenzialità di un vigneto biodinamico
Il vigneto di Chandon de Briailles si estende per 13,7 chilometri, suddivisi sui terroir di Savigny-les-Beaune, Pernand-Vergelesses e Aloxe-Corton. Si deve a François de Nicolay il passaggio del domaine in agricoltura biodinamica. Finiti i suoi studi, François gestisce per qualche anno un’enoteca a Parigi. In questo periodo ha la possibilità di rendersi conto della qualità dei vini provenienti da agricoltura biodinamica. La decisione è presa e, quando nel 2001 lascia la capitale francese per i verdi vigneti della Borgogna, nel giro di pochi anni, introduce la biodinamica nell’intero vigneto. Le certificazioni Ecocert e Demeter hanno cominciato a controllare il vigneto nel 2008. Dal 2011 i vini sono quindi certificati biodinamici a partire, come appare in contro-etichetta.
Nessun prodotto di sintesi interviene in vigna, nessun diserbante, pesticida o insetticida. L’equilibrio sanitario delle piante si fonda sull’equilibrio di tutto l’ambiente circostante, in un rapporto di scambi e relazioni interspecie. Con le parole dei proprietari stessi: “Si tratta prima di tutto di buon senso agricolo. Il bio attenua i rischi legati al clima e sottolinea le differenze tra i terroir, inoltre conferisce all’uva un’immunità naturale che permette ai vini di resistere meglio all’ossidazione”. Si deve al reesponsabile delle vigne, François Grangé, il ritorno alla trazione animale
Lo scopo è quello di ottenere vini con texture, matericità, complessità aromatica, finezza e soprattutto espressione del climat di origine, che creino un insieme perfettamente bilanciato e autentico. Chardonnay e Pinot Nero danno qui il meglio di loro stessi, in un vigneto, quello della Borgogna, tra i più settentrionali al mondo. Questa notevole latitudine apporta alle uve una freschezza marcata, che è la cifra stilistica della regione.
Le vinificazioni “neoclassiche” a Chandon de Briailles
Dopo tutto il lavoro in vigna, che, nella sua apparente semplicità, richiede un impegno attentamente complesso, è di vitale importanza per il domaine Chandon de Briailles non perdere il potenziale delle uve così faticosamente raggiunto. Claude de Nicolay si adopera costantemente a ché le vinificazioni siano delicate e che la tipicità del frutto venga rispettata. Un metodo che si può definire “neoclassico” borgognone, cioè fedele alla tradizione, ma perfezionato da una moderna conoscenza enologica. Le analisi di laboratorio, la strumentazione tecnologica e l’igiene perfetta hanno contribuito in maniera non invasiva a raggiungere più alti livelli di purezza.
Per quanto riguarda i rossi, le uve, accuratamente selezionate, vengono vinificate parzialmente diraspate e parzialmente con i raspi, in una proporzione che dipende dall’annata. Questo per apportare una maggiore quantità di tannini ad un’uva, il Pinot Nero, che alla base non ne è particolarmente ricca. Sempre a seconda dell’annata, si decide se procedere allo zuccheraggio, che avviene comunque in maniera estremamente limitata e utilizzando solamente zucchero biologico. La fermentazione parte da sola qualche giorno dopo la vendemmia e viene seguita da remontage e pigiature manuali. Regolarmente degustate, dopo 15-20 giorni le cuvée scendono in cantina, dove si affineranno con il tempo.
I bianchi godono della stessa cura. Attentamente selezionate le uve Chardonnay vengono direttamente pressate, per poi passare le seguenti 48 ore in tini di decantazione. Il mosto viene poi trasferito in botti da 200 litri, dove la fermentazione parte dolcemente. Al fine di mantenere intatta tutta la complessità e la varietà aromatica, l’équipe enologica si assicura che la temperatura non salga mai oltre i 22°C. Una volta terminato il lavoro dei lieviti ed ultimata la fermentazione, il vino scende in cantina per lasciare che il tempo magnifichi ogni singola cuvée.
Il rispetto della materia, un punto fermo nella filosofia di Chandon de Briailles
Sotto la villa di Chandon de Briailles, si trovano le cantine cistercensi del XIII secolo. Vengono qui i vini del domaine a riposare e a perfezionarsi. Sia i rossi che i bianchi passano molto tempo in legno (10-15% nuovo) sulle fecce, sottoposti a continue analisi e degustazioni. I vini vengono poi separati dalle fecce, in un modo che non ne alteri la matericità del corpo. Filtraggio e collage sono banditi e la messa in bottiglia avviene per gravità. L’intero processo dura da 14 a 18 mesi.
Questi vini, così elaborati e lavorati, a partire dalla materia prima in vigna fino ad arrivare alla bottiglia che lascia la cantina del domaine, hanno un potenziale d’invecchiamento impressionante. Ancora dopo 10 o 15 anni potranno essere degustati senza aver perso nulla della loro freschezza e della ricchezza dei loro aromi.